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Roasio, il paese con la valigia 

Il paese con la valigia, Roasio, Museo dell'emigrante

Sinossi:

 

"Roasio è un piccolo paese in provincia di Vercelli posto sulle colline della Baraggia, sulla riva destra del torrente Rovasenda.

I residenti al 21.12.2021 erano 2.242, ma oltre 600 ancora vivono e lavorano all’estero, secondo la tradizione dei padri, alimentando un’emigrazione che si perde nella notte dei tempi e delle generazioni.

Risale alla seconda metà del Seicento la prima uscita dal territorio verso Roma e Torino, circa alla fine del Settecento quella di genere stagionale verso le Baragge, per la monda del riso a giugno-luglio e la mietitura a settembre. Tale movimento di massa durò per tutto il 19° secolo e riprese durante la prima e la seconda guerra mondiale.

 

Verso il 1860 i roasiani si spinsero invece oltre le Alpi, in Francia e nella Svizzera romanda, dove operarono come manovali, muratori, decoratori d’interni e d’esterni, minatori nell’area siderurgica di Le Creusot (Francia).

Dal 1890 esistono documenti e notizie di uomini espatriati per lavorare in campo edìle in America settentrionale e meridionale e in Africa, che da subito prese il sopravvento sugli altri Continenti, specialmente con il Sud Africa, l’Angola, il Congo Belga, il Mozambico, la Rhodesia, la Costa d’Oro, la Nigeria e l’Algeria.

Ai costruttori di strade e ferrovie seguirono quelli dei grandi edifici pubblici e privati e delle loro impegnative infrastrutture di supporto, che portarono nel tempo alla creazione di vere e proprie dinastie imprenditoriali. Le loro realizzazioni testimoniano sul suolo straniero della loro competenza e delle loro forti capacità operative di gruppo, ovunque riconosciute ed elogiate.

 

Il "Museo dell’emigrante" di Roasio e il testo, "Il paese con la valigia", intendono rendere doverosa memoria a tutti quegli uomini e quelle donne."

 

Rosy Gualinetti

Curatrice del testo "Il paese con la valigia" (prima edizione, maggio 2004; seconda edizione, novembre 2013)

Per richiedere una o più copie del testo "Il paese con la valigia" si prega di scrivere a museoemigranteroasio@gmail.com

Altre pubblicazioni collegate all'emigrazione Roasiana:

'Mondo capovolto' di Andrea Cantone
Data di pubblicazione: Ottobre 2023

Museo dell'emigrante di Roasio - Mondo Capovolto di Andrea Cantone

In un ‘Mondo capovolto’ (Edizioni Effetto) Andrea prosegue il suo racconto iniziato nel 2022 con ‘La luce dell’equatore’, illustrando un pezzo di storia della nostra emigrazione di cui forse non tutti sono a conoscenza.

Il 10 giugno 1940, in seguito all’entrata in guerra dell’Italia contro Francia e Gran Bretagna, tutti gli Italiani che si trovavano in colonie inglesi vennero arrestati e dichiarati prigionieri di guerra. 

Tra questi ci furono 10 Roasiani residenti in Nigeria, e 29 Roasiani residenti in Costa d’Oro (oggi Ghana), che insieme ai loro connazionali furono imbarcati su di un piroscafo e mandati in Giamaica, dove furono rinchiusi in un campo di internamento. 

Sinossi:

 

"Sullo sfondo dei drammatici eventi scatenati dalla Seconda guerra mondiale, i destini degli emigrati italiani in Africa s’intrecciano attraverso due continenti. Tutto inizia un lunedì mattina: è il 10 giugno 1940, il mondo si capovolge e la Nigeria, colonia inglese, diventa nemica. L’Italia entra in guerra contro Francia e Gran Bretagna, e quello stesso giorno Alessandro Testa viene arrestato insieme ai suoi connazionali. La loro vita sembra ormai segnata. Prima internati in luoghi di prigionia nella città di Lagos, poi, come accadeva agli schiavi africani nei secoli precedenti, imbarcati e mandati nei campi di prigionia in Giamaica e costretti a lavorare per il governo inglese.

‘Mondo capovolto’ racconta le incredibili e autentiche vicende rimaste nascoste nelle pieghe del tempo e nelle soffitte dei discendenti dei primi italiani che affrontarono il continente africano. Di come andarono incontro all’ignoto e alla disperazione rendendo eroiche le sofferenze più intime, le piccole battaglie e i trionfi quotidiani di ognuno di loro."

'La luce dell'equatore' di Andrea Cantone
Data di pubblicazione: Maggio 2022

Museo dell'emigrante di Roasio . La luce dell'equatore di Andrea Cantone

Ispirato alle storie dei pionieri Roasiani a cui il nostro Museo rende omaggio (tra cui la storia di Grato Cappa e Vigino D'Alberto, i cui diari sono citati in questa pagina), potete trovare il romanzo ‘La Luce dell’equatore’(Edizioni Effetto), di Andrea Cantone al Museo, online ed in libreria!

Sinossi:

 

"Africa è un nome scritto da oltre un secolo nel destino di molte famiglie di Roasio, un piccolo paese in provincia di Vercelli. Alessandro Testa, ventenne ambizioso, abbandona l’Italia per raggiungere il fratello maggiore in Nigeria.

Sono gli anni che precedono la Seconda Guerra Mondiale e quei ragazzi rappresentano, con l’avventura nel sangue e il coraggio nel cuore, quella generazione di giovani che sono emigrati per cercare qualcosa di nuovo.

Ma in un contesto storico mondiale così incerto, abbandonare la patria è un enorme azzardo. Gli italiani partiti per l’Africa nei primi anni del XX secolo andavano incontro all’ignoto, alle malattie e alla solitudine, prendendo poi consapevolezza di come il loro destino fosse affidato al vero sovrano del continente; a quel sole che, senza curarsi delle sorti degli uomini, sorge ogni giorno celebrando il trionfo di una natura tanto potente da prendere il sopravvento su tutta la razza umana.

Di quei ragazzi, pochi hanno fatto fortuna, molti sono tornati a casa sconfitti, altrettanti sono morti e qualcuno è diventato uomo."

'Emigrazione roasiana in America'
di Pier Felice Cominolo
Data di pubblicazione: 2022

Museo dell'emigrante di Roasio - Emigrazione Roasiana in America di Pier Felice Cominolo

Pier Felice Cominolo, emigrante roasiamo appassionato di ricerche, raccoglie in questo testo tutte le informazioni accumulate in anni di studi sull'emigrazione del nostro Comune verso il continente Americano.

Introduzione:

 

"Dopo un trentennio di emigrazione verso la Francia 1860 - 1890, dove dopo la caduta di Napoleone III° e l’avvento della terza repubblica nel 1870, le condizioni di lavoro diventarono più complicate. I nostri roasiani si interessarono all’America.

 

L’apertura del tunnel ferroviario del Fréjus, la creazione della Compagnie Générale de Navigation, la costruzione di treni speciali per emigranti provocarono un afflusso verso il porto di Le Havre.

Da lì partirono a centinaia per Ellis Island, vedi per il costo del biglietto, e per il tempo della traversata attorno ai nove giorni.

Le condizioni a bordo dei piroscafi erano precarie, nelle stive senza grande confort e il ridurre i tempi era primordiale.

Ho qui di seguito elencato i compaesani partiti cercare fortuna dall’altra parte dell’Atlantico con i nominativi per piroscafo. Aggiungendo le informazioni trovate nei registri consultati.

Alla fine, un elenco alfabetico con la referenza del piroscafo sul quale era imbarcato.

Spero che ciò possa aiutare a ritrovare le tracce dei nostri nonni, zii, cugini e capire perché partivano, in quali condizioni di viaggio e magari perché tornavano o perché si fissavano in America."

'Emigrazione roasiana a Le Creusot'
di Pier Felice Cominolo
Data di pubblicazione: 2021

Museo dell'emigrante di Roasio - Emigrazione Roasiana a Le creusot di Pier Felice Cominolo

Pier Felice Cominolo prosegue il suo lavoro di ricerca con questo nuovo testo dedicato all'emigrazione roasiana nel distretto siderurgico di Le Creusot, Francia. 

Introduzione:

"Qualche anno fa ho deciso di fare l’albero genealogico di famiglia. Son partito sulle tracce dei nonni e bisnonni, partiti all’Estero. Cercando le origini della nonna paterna, sono arrivato a Le Creusot, cittadina francese in Borgogna, a metà strada tra Lione e Parigi.

 

Dopo aver visionato i registri in comune gli atti di nascita, matrimoni e decessi, l’impiegato mi ha consigliato di fare un giro a l’Académie François Bourdon. L’associazione conserva una buona parte dei documenti d’archivio della vecchia fonderia oggi non più esistente Schneider.

Gli incaricati benevoli, dell’Académie hanno messo a disposizione una considerevole massa di documenti, dove ho potuto trovare le informazioni necessarie.

Nei registri di assunzione compaiono, le generalità dei nostri compaesani emigrati e precisamente: Cognome, Nome, data d’arrivo, anno di nascita, professione (al momento dell’assunzione) luogo di nascita."

'Base RO-VI-SO (Roasio-Villa del Bosco-Sostegno) - EMIGRANTI' di Pier Felice Cominolo
Data di pubblicazione: 2016

Museo dell'emigrante di Roasio - RO-VI-SO  di Pier felice Cominolo

Base RO-VI-SO riunisce circa 2900 nominativi di persone che hanno lasciato i Comuni di Roasio (VC), di Villa del Bosco (BI) e di Sostegno (BI) per emigrare all'estero. Il testo riunisce tutte le destinazioni dell'emigrazione.

I nominativi sono divisi in ordine alfabetico e le ricerche includono i seguenti dati: Cognome, Nome, Data di nascita, Comune di origine, Nome del padre e paese d'espatrio.

Introduzione:

 

"Base RO-VI-SO riunisce circa 2900 patronimi di compaesani partiti all’estero. ROVISO potrebbe essere il nome ipotetico di un Comune che riunirebbe Roasio, Villa del Bosco e Sostegno. Li ho qui riuniti perché sono tutti presenti nei tre Comuni via i legami famigliari e anche seguito agli spostamenti. Storicamente i tre Comuni sono legati: lo stacco di Castelletto da Sostegno (1870), la fusione di Castelletto, Roasio e Villa (1927) e lo stacco nel 1949 di Villa da Roasio.

La configurazione geografica del bacino versante della Giara e i limiti comunali complessi e imbrigliati fanno si che i tre Comuni sono strettamente legati fra di loro.

Le destinazioni dell’emigrazione, sono tutti i continenti e praticamente tutti i paesi, come vedremo. Le prime Francia, Svizzera e in seguito Americhe e Africa."

'Roasiani sulla costa degli schiavi' di Vigino D'Alberto
Data di pubblicazione: 1979 (Ristampa: 2019)

Museo dell'emigrante di Roasio - Roasiani sulla costa degli schiavi di Vigino D'Alberto

Vigino D'Alberto nacque a Roasio nel 1906 ed emigrò in Costa d'oro (attuale Ghana) nel 1926. Nel 1931 si trasferì in Nigeria.

Con fatica e tenacia ottenne i primi appalti per opere pubbliche e continuò a lavorare nel settore edile fino al 1963.

 

Per i suoi meriti in campo sociale e lavorativo fu insignito dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana e della Stella della Solidarietà Italiana.

Introduzione:

“Qualche anno addietro ho trovato tra le mie vecchie carte una pagina di protocollo, ripetutamente piegata ed ingiallita dal tempo. Nell’interno sono riportate una trentina di date riflettenti il periodo 1929 - 1932. Accanto a ciascuna data una breve dicitura, scritta con inchiostri di varia tonalità, per ricordare alcuni eventi da me ritenuti importanti.

 

Scorrendo attentamente quella successione di date e di annotazioni mi è parso di rivedere con chiarezza tutta la trama di una rappresentazione che riportava sulla scena i personaggi che 

l’avevano calcata, e gli eventi che avevano caratterizzato un periodo tanto intenso della mia vita.

 

Di qui l’idea di scrivere questa breve storia, che non sarebbe mai stata scritta senza l’ausilio di quella scarna elencazione trovata per caso sul fondo del cassetto. Per la continuazione del diario postumo oltre il 1932 ho incontrato qualche difficoltà.

 

In mancanza di documentazioni italiane sull’Africa Occidentale, ho dovuto ricorrere alla stampa inglese, a fotografie da me scattate durante i miei soggiorni in Africa, alla testimonianza di pochi superstiti che hanno portato il casco coloniale, ma più che altro ho dovuto fidarmi della memoria."

'Esperienze africane 1931-1952' di Grato Cappa
Data di pubblicazione: -

Museo dell'emigrante di Roasio - Esperienze africane di Grato Cappa

Grato Cappa nasce a Gifflenga (BI) nel 1918 e si trasferisce giovanissimo a Roasio. 

Emigra in Nigeria nel 1931 dove lavora alla costruzione di vari tratti ferroviari per poi passare alla costruzione di edifici pubblici e privati (con una parentesi avventuriera da cercatore d'oro).

 

Nel 1940 viene fatto prigioniero di guerra ed internato insieme ai suoi connazionali in Giamaica. Alla fine del conflitto rientra in Nigeria dove fonda una delle più grandi ed importanti imprese di costruzioni del Paese. 

Per i suoi meriti in campo sociale e lavorativo Grato Cappa fu insignito dell’onorificenza di Commendatore della Repubblica Italiana e della Stella della Solidarietà Italiana. Fu inoltre insignito del titolo di Grande Ufficiale, e nominato Cavaliere del Lavoro.

In aggiunta, il Sommo Pontefice Giovanni XXIII gli conferì l'onorificenza dell'Ordine Equestre di San Silvestro.         

In questo piccolo volume, Grato Cappa racconta la sua vita da intrepido emigrante nel continente africano dal 1931 al 1952, allegando immagini della sua vita e dei suoi lavori più importanti.

'Sikà Gua (La sedia d'oro)' di Tina D'Alberto
Data di pubblicazione: 1950

Museo dell'emigrante di Roasio - Sika Tua di Tina D'Alberto

Tina D'Alberto è nata a Roasio nel 1905 da Agostino D'Alberto e Margherita Micheletti. Suo padre, classe 1873, è stato uno dei pionieri più illustri dell'emigrazione roasiana e non aveva mancato di infonderle lo spirito di avventura, sicchè nel 1931 si imbarcò per la Costa d’Oro (ora Ghana) per raggiungere suo marito, sposato al compimento degli studi. 

Nel continente africano Tina non si limitò a vivere da donna straniera (la prima italiana in Costa d'Oro), bensì iniziò a studiare e ad approfondire gli usi, i costumi e le attività delle popolazioni locali, riassumendo le sue esperienze nel libro “Sikà Guà” (“La sedia d’oro).  

In questo testo l’autrice racconta le vicende di cui è stata protagonista o testimone, facendo riferimento a ciò che per il popolo Ashanti è il simbolo della patria e della potenza di Dio.
Intelligente, curiosa, interessata alla cultura e alle tradizioni africane, scrisse sempre in modo oggettivo senza lasciarsi mai andare a giudizi, cosa per quei tempi abbastanza rara.                                                                                             Rientrata in Italia nel 1933, Tina D’Alberto fu delegata per il Piemonte e la Valle d’Aosta dell’Istituto Italiano dell’Africa, di cui fu per lunghi anni una preziosa collaboratrice. Fu una grande sostenitrice del lavoro italiano nel mondo, ma sempre ebbe un occhio di riguardo per i Roasiani, di cui lodò la forza, la determinazione e l’intraprendenza.


Nel 1960 visitò il Congo Belga, la Rhodesia e il Sud Africa, ospite delle autorità locali e italiane. Per le sue attività sociali e l’impegno nel propagandare il lavoro italiano (specialmente roasiano) nel mondo, fu insignita del titolo di Cavaliere della Repubblica italiana.
Visse a lungo a Torino, ma non mancava mai di visitare Roasio, che aveva sempre nel cuore, tanto da aver notevolmente contribuito alla realizzazione del nostro Museo donandoci numerosi reperti appartenenti sia a lei che a suo padre Agostino.


In considerazione dell’importanza che rivestiva per la memoria storica del suo paese, il “Museo dell’emigrante” di Roasio, le ha reso omaggio pubblicando due suoi articoli nel libro “Il paese con la valigia”.

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