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La nostra storia

Nel maggio del 1993 cinque di noi lasciarono Roasio per visitare i luoghi più famosi ed interessanti dell'Australia.

Sul nostro itinerario: Alice Springs.

Lì, al centro del Paese, dove il deserto e la polvere nascondono animali e persone, una sorgente naturale sgorga dalla terra come per miracolo: è quella che ha salvato dalla sete migliaia di pionieri. Accanto ad essa c'è una piccola costruzione in muratura che racchiude le testimonianze di tutti coloro che aiutarono a costruire la prima stazione del telegrafo. Appese al muro, vecchie fotografie in bianco e nero di uomini forti, con facce grintose, parlano di fatiche, sudore, sacrifici, vita dura e pericolosa.

Ci guardammo. A tutti vennero alla mente, spontaneamente, i nostri pionieri, la nostra gente di Roasio, che aveva fatto le stesse fatiche e vissuto le stesse vicissitudini senza però mai essere riconosciuta a livello pubblico.

Decidemmo là, su due piedi, tra la sabbia e gli eucalipti odorosi, che al nostro rientro avremmo realizzato nel nostro piccolo paese un Museo ai nostri emigranti, rendendo loro giustizia di secoli di dimenticanza.

Passarono un po’ di anni, ne parlammo in giro, tanto per sondare il terreno, e le reazioni positive e interessate ci spronarono a continuare, a credere nell’impresa, tanto che,

il 10 ottobre 1998, ci fu la prima riunione del Comitato, e la nostra storia ebbe finalmente inizio. Il lavoro fu più difficile e arduo di quanto pensassimo, poiché nelle case si erano bruciati e dispersi tanti reperti. 

 

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Planisfero posto all'ingresso del Museo: Le linee direzionali partono da Roasio e mostrano le località toccate dai nostri emigranti.

Per fortuna coloro che avevano conservato documenti e fotografie li misero volentieri a nostra disposizione.

Riuscimmo a catalogare 466 schede (oggi le schede in archivio sono 1221) di gente di Roasio andata all’estero e riuscimmo a recuperare 400 fra fotografie, lettere e documenti vari (oggi tra documenti esposti e documenti in archivio il materiale arriva a circa 1000 elementi, comprese le fotografie).

Per trovare i fondi necessari a coprire le spese fondammo un'associazione culturale retta sul volontariato a cui demmo il nome "Museo dell’emigrante" e con le quote degli associati, la generosità della nostra gente, le donazioni di alcuni benemeriti, i contributi della Regione Piemonte, di molte ditte e banche locali facemmo fronte alle spese essenziali per la ristrutturazione del locale messoci a disposizione dall’amministrazione comunale di Roasio.

Qui i nostri giovani e le future generazioni di Roasio, non importa dove la vita li porterà nel mondo, ritorneranno e ritroveranno le loro radici. 

Il 22 aprile 2001 il "Museo dell'emigrante" è stato ufficialmente aperto. Raduna all'interno delle sue sale le memorie di cinque generazioni di emigranti che hanno lottato per la vita e il benessere delle loro famiglie. Ogni lettera, ogni fotografia racconta una storia fatta di tanta sofferenza, di lotta quotidiana, di nostalgia per la propria casa, la propria terra e i propri cari.

 

 

 

 

Velia Micheletti Micheletti

Fondatrice e Presidente Onoraria del "Museo dell'emigrante" di Roasio

Il Museo oggi 

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Dal 2010 il "Museo dell'emigrante" è ospitato nei locali dell'ex Scuola Elementare in frazione Sant'Eusebio ed accoglie i suoi visitatori con 50 bandiere poste al suo ingresso (una per ogni Paese in cui hanno lavorato i Roasiani), sottostate dalla scritta "il paese con la valigia". Oltre a curare l'esposizione permanente, i volontari sono alla continua ricerca di dati ed informazioni riguardanti l'emigrazione del loro territorio, ampliando ed aggiornando l'oramai ricco archivio. Il "Museo dell'emigrante" rimane ad oggi un'associazione culturale retta sul volontariato, gestita da un consiglio direttivo composto da cinque membri e centodieci soci.

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